L’arrivo della pandemia e le successive misure per contenerla hanno determinato un catastrofico scenario economico. Tra le vittime non solo i negozianti, i bar, le piccole o medie imprese, ma anche il roboante e spesso inarrestabile mondo del pallone.
l calcio professionistico sta affogando. È questo il senso della lettera trasmessa al governo da Lega Serie A e Figc. I club chiedono di essere inclusi nel provvedimento legge per il ristoro dei settori colpiti dai Dpcm che ormai si susseguono dallo scorso marzo per provare a contrastare il Covid.
Le perdite
Nella scorsa stagione, la chiusura degli stadi e le modalità con cui si sono concluse le competizioni, hanno causato un buco di oltre 200 milioni per le società. In questo campionato invece, le perdite si stimano intorno ai 400 milioni, per il 65% dovuto alla mancata vendita di biglietti e abbonamenti. Nell’arco di un anno sono quindi 600 i milioni che non entreranno nelle casse delle squadre italiane senza considerare il processo di svalutazione dei calciatori che, per la sola serie A, si calcola intorno a 1,5 miliardi.
Chi vince
Se per coprire il buco dello sport più amato forse sarebbe necessario ridurre gli stipendi dei calciatori, c’è chi tra questi, non avrebbe alcun problema. Sono diversi i professionisti, infatti che hanno saputo massimizzare la propria immagine e senza seguire corsi di economia o gestione di impresa, diventano ogni giorno più ricchi.
Tra i professionisti che hanno indossato oltre le scarpette da calcio anche il completo da imprenditore troviamo Cristiano Ronaldo e il suo rivale Lionel Messi. Il primo ha da poco deciso di ampliare ulteriormente la Cr7 Spa, la sua azienda di famiglia che gestisce i suoi immensi guadagni. Cambia il consiglio di amministrazione che vede l’ingresso di nuovi soci. Tra i suoi ‘investitori’ la figlia di appena due anni, Alana Martina, nata dalla sua compagna ufficiale Georgina Rodriguez. La ristrutturazione della Cr7 Spa si sarebbe concretizzata a maggio con un aumento di capitale minimo che ha portato Alana nel board della compagnia con un investimento personale simbolico di 1€. La società possiede una vera e propria fortuna: circa mezzo miliardo di euro in proprietà immobiliari, titoli, auto, barche, società satellite e – soprattutto – proprietà intellettuali.
A superare l’attaccante della Juventus è la “pulce” Messi. Gli affari extracampo di Lionel Messi non paiono aver risentito dell’ultimo tormentato mese, nel quale il 6 volte Pallone d’Oro ha dichiarato prima di voler lasciare il Barcellona, accendendo il calciomercato, salvo dover poi rinunciare all’addio a causa della clausola da 700 milioni di euro che nessun club poteva permettersi di pagare. Il giocatore – scrive Forbes – ha stipulato infatti un paio di nuovi accordi di sponsorizzazione, che andranno a far crescere gli oltre 30 milioni di dollari annuali che il talento argentino guadagna fuori dal campo. I nuovi brand si uniranno agli altri partner commerciali di Messi che includono Adidas, Lays, Mastercard, il marchio di orologi Jacob & Co e Ooredoo, società di telecomunicazioni con sede in Qatar.
Il contributo fiscale del calcio
La contribuzione fiscale che ha portato il calcio dal 2006 al 2017, è di ben 12,6 miliardi di euro di cui 8,6 miliardi solamente dalla Serie A. Statisticamente lo Stato Italiano per ogni euro che ha investito in questi 10 anni sul calcio ne ha ricavato 16,1 di media, un grande ritorno di investimento possiamo dire.
Per essere ancora più precisi bisogna sapere che il calcio, da solo, incide oltre un 71% nel settore sportivo (totale) dove sono presenti oltre 50 mila società ed enti sportivi.
Ci sono anche le scommesse che dall’anno 2006 all’anno 2019 hanno contribuito alla “causa” fiscale con oltre 10 miliardi di euro ed influendo per il 73% sul totale (il tennis, secondo sport ad influire e contribuire, raggiunge appena il 17%).
Di redazioneSparklingRocks