L’epidemia contagia anche le grandi imprese e i mercati di tutto il mondo.
Le possibili ricadute sull’economia mondiale è tra i temi più importanti presi in considerazione durante il G20 finanziario in corso a Riyad, in Arabia Saudita. Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), in una dichiarazione diffusa al G20, racconta uno scenario contenuto e non catastrofico: Nel nostro scenario di base attuale, le politiche annunciate sono implementate e l’economia cinese tornerà alla normalità nel secondo trimestre. Di conseguenza, l’impatto sull’economia mondiale sarebbe relativamente minore e di breve durata. In questo scenario, la crescita del 2020 per la Cina sarebbe del 5,6 per cento. Si tratta di 0,4 punti percentuali in meno rispetto all’aggiornamento Weo di gennaio. La crescita globale sarebbe inferiore di circa 0,1 punti percentuali”.
Per la Cnn l’impatto del coronavirus sulle economie mondiali è maggiore ed amplificato dalla globalizzazione che ha incoraggiato le aziende a costruire vere e proprie catene di approvvigionamento di materiali che attraversano i confini nazionali: rendendo le economie molto più interconnesse. Ed è per questa ragione che, a livello economico, il Coronavirus sta causando molti più problemi rispetto alla Sars del 2003.
Il Coronavirus morde: dai bigtech ai ristoranti
In casa Apple i danni iniziano a farsi sentire, la produzione dei numerosi dispositivi ha subito un notevole rallentamento. La strategia immediata è quella di diversificare i paesi di produzione, spostandosi dalla provincia di Hubei a insediamenti di Taiwan. In particolare, a Taiwan dovranno far fronte alle richieste di iPhone 9 , il successore di iPhone SE, che potrebbe essere annunciato a fine marzo, ma anche garantire un numero sufficiente di unità relative ad altri dispositivi come iPad ed Apple Watch.
Non solo smartphone, il virus – come scrive il Guardian – farà registrare un duro colpo alle compagnie aeree, in particolare nelle rotte Asia-Pacifico, con perdite vicino ai 30 miliardi di dollari. Dall’aereo alle auto. Vi sono case automobilistiche che utilizzano componenti cinesi, tra cui ad esempio anche Jaguar e Land Rover che stanno subendo molti rallentamenti, senza contare che in Cina si registra un crollo delle vendite del 92%.
Da San Francisco a Milano, lo scenario è identico. Se prima nei ristoranti cinesi dovevi prenotare o sorbirti una discreta fila, prima di accedere al tavolo, adesso in alcuni locali la scena è quasi spettrale. Tavoli vuoti, camerieri e cuochi che non hanno niente da fare. Il padrone di un ristorante milanese (cucina fusion) racconta: “Io sono nato a Milano, tutta la vita che lavoro in questa città. Il mio fatturato è calato del 50%, a Chinatown inoltre – Paolo Sarpi – vengono distrutte le vetrine o devastati i negozi – l’ignoranza è il virus peggiore”.
Di redazioneSparklingRocks