Negli ultimi anni, i sistemi di intelligenza artificiale hanno superato molti test creati ad hoc dai ricercatori, battendo gli esseri umani in molti campi. Per gli scienziati, la missione attuale è quella di creare parametri di riferimento che possano “catturare” e – ad esempio – riflettere abilità “sfuggenti” come il ragionamento, la creatività e la capacità di imparare in maniera autonoma. Per non parlare di aree come l’intelligenza emotiva, che sono abbastanza difficili da misurare negli esseri umani. Ad esempio, un sistema di intelligenza artificiale può funzionare così bene da non permettere agli esseri umani di dire se un’immagine o un testo sono stati creati dall’uomo o da una macchina.
L’Ai sta entrando nell’età adulta, nel 2020 in piena era Covid, le imprese hanno aumentato gli investimenti a un più 40% per un totale di 67,9 miliardi di dollari. Anche in Italia la spesa per l’Ai è salita del 15% traghettando il mercato a oltre 300 milioni di euro (Osservatorio Polimi). Mentre l’Europa, lo scorso 16 marzo vi ha destinato altri due miliardi e 61 milioni per i prossimi 6 anni.
Tuttavia, più gli algoritmi entrano a far parte delle nostre vite, più si corre il rischio di essere manipolati, sorvegliati o esclusi da opportunità lavorative. La svolta arriva dalla vicepresidente della Commissione Ue Margrethe Vestager che ha presentato il Primo piano coordinato sull’Ai per regolamentarne l’uso. Nel nuovo quadro normativo sono previste, per il rispetto di esso, sanzioni fino a 30 milioni o il 4% del fatturato.
La NATO e l’Intelligenza artificiale
I funzionari della Nato stanno affrontando una nuova serie di questioni riguardanti le applicazioni nella Difesa per l’intelligenza artificiale in quanto l’Alleanza deve cercare una linea guida di massima in vista della definizione di documento strategico, che dovrebbe essere pubblicato entro questa estate.
La discussione sull’Ia rientra in quello sforzo, profuso dalla Nato, per affinare il proprio vantaggio in quelle che vengono chiamate tecnologie emergenti e dirompenti, o Edt (Emerging and Disruptive Technologies).
L’intelligenza artificiale si sta affermando sempre più nel campo militare, sebbene non sia affatto una novità: se prima però era confinata a sofisticati programmi di previsione della minaccia oppure di gestione delle risorse, oggi trova applicazione in sistemi d’arma anche complessi che spaziano dai missili da crociera, dai software di analisi e coordinazione della risposta militare, sino ai droni, piccoli o grandi che siano. In particolare è un determinato settore di ricerca, quello delle macchine dotate di capacità di apprendimento, a destare preoccupazione insieme ai Laws, acronimo di Lethal Autonomous Weapons Systems, che sono sempre più diffusi proprio per le loro caratteristiche intrinseche. (fonte: insideover.com)
Di redazioneSparklingRocks