Le mutate e urgenti esigenze della società e dell’industria richiedono alla ricerca scientifica e tecnologica un impianto progettuale innovativo.

Primo elemento da salvare è il nostro mare. Per fare la differenza serve la tecnologia e dei comportamenti virtuosi. Marevivo lancia la campagna legata al settore del tessile e della moda, proponendo uno #stopmicrofibre. Davanti  alla platea dell’Accademia di Costume & Moda di Roma, Marevivo chiede di trovare soluzioni alternative all’uso dei tessuti sintetici, per salvare il mare dall’invasione della plastica.

Un carico in lavatrice di capi sintetici – ha detto Raffaella Giugni, responsabile dei rapporti istituzionali di Marevivo  – produce milioni di microfibre di dimensioni inferiori ai 5 mm che si riversano in mare dai tubi di scarico dove vengono ingerite dagli organismi marini, entrando così nella catena alimentare. Il 40% delle microfibre non viene trattenuto dagli impianti di trattamento e finisce nell’ambiente.

La fondazione Ellen MacArthur nello studio A New textiles economy ha denunciato come gli abiti scarichino ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre negli oceani. Una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica”. Dal 2015 ogni anno finiscono in mare 5 miliardi di micro particelle di plastica. Nel Mediterraneo, che non è un’isola felice, arrivano 1.700.000 particelle di plastica per Km quadrato. Tutti gli organismi marini possono ingerirli. Su 50 specie analizzate, un pesce su 5 contiene microplastiche nell’organismo. Ovviamente gran parte di queste arrivano dalle fibre tessili. Scampi e gamberi che vivono a 400 metri di profondità contengono materiale plastico in media 9 su dieci.

Che cosa si può fare

Un filo molto sottile di speranza arriva dal Marzotto Lab che promuove ad esempio l’utilizzo del lino, fibra sostenibile e polifunzionale, adatta anche per realizzare le reti da pesca, ora in plastica. Riccardo Andrea Carletto, ricercatore Cnr-Stiima Biella, ha parlato di nuove fibre sostenibili per l’industria tessile come quella ricavata dall’ananas, di cui la Thailandia è il maggiore produttore con 20mila tonnellate annue secondo dati prospettici, mentre Banor Capital, ha affermato che “il mercato premia le aziende responsabili perché sono quelle con le performance finanziarie migliori” (fonte ansa.it).

A raccontare qualcosa del secondo elemento, l’aria ci pensa Boeing che ha annunciato un investimento pari a 1 milione di dollari nell’ambito dell’impegno del Brasile a creare un’industria del carburante sostenibile per l’aviazione. L’investimento sarà focalizzato su quelle iniziative che massimizzano i benefici sociali, economici e ambientali per le comunità locali impegnate nello sviluppo di materie prime che possono essere utilizzate per produrre carburante sostenibile per l’aviazione (SAF).

Anche la combustione dei motori diventa più amica dell’ambiente grazie alla tecnologia Bosch che grazie alla sua esperienza e al suo know-how nel campo della mobilità e della tecnologia, ribadisce l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria nel lungo termine, attraverso soluzioni innovative per i veicoli e le città; di ridurre le emissioni con tecnologie ottimizzate per i veicoli con motori a combustione; di azzerare le emissioni locali con lo sviluppo di sistemi di propulsione elettrici. Per meglio comprendere le connessioni tra le fonti di emissione e l’ambiente, Bosch ha sviluppato sistemi di misurazione delle immissioni che inviano costantemente i dati di misurazione locale al cloud, per l’analisi e l’elaborazione.

A oggi, nessuno è in grado di sapere con esattezza quando o se un particolare tipo di sistema di propulsione si affermerà in futuro. Per questo, Bosch non si limita a promuovere l’elettromobilità – con zero emissioni locali – ma continua a migliorare la tecnologia di combustione. L’obiettivo ambizioso è di ottenere motori termici benzina e diesel le cui emissioni rappresentino solo una percentuale trascurabile dell’inquinamento atmosferico nelle città.

Di redazioneSparklingRocks